4 dicembre 2017

JARBE MATE. Racconti, storie e analisi di violenze sulle donne perpetrate dal sistema manicomiale udinese dal 1904 al 1947

a cura della Commissione PP.OO del Comune di Udine
Teatro Palamostre
ore 20.30 INGRESSO LIBERO fino a esaurimento posti

Le storie di alcune alienate, ricoverate nell’ Ospedale Psichiatrico Provinciale di S.Osvaldo - Udine saranno lette da Rita Maffei e Massimo Somaglino e accompagnate da una analisi storico, sociale e culturale fatta da Tiziana Novello, curatrice dell’evento e ricercatrice di storia di genere, e Laura Montina, sociologa presso il dipartimento di prevenzione dell’ASUIUD di Udine.

Titolo metaforico si rifà al linguaggio agrario, le Jarbe mate sono infatti le erbe che infestano il terreno agricolo togliendo alle colture produttive spazio, acqua, luce o nutrimento. Le jarbe mate di questo evento sono donne che per il loro modo di essere, rappresentano l'equivalente di una pianta cattiva che in un modo o nell'altro deve essere estirpata, quindi tolta dal terra in cui affonda le proprie radici.

Queste storie sono tratte dall’Archivio dell’ex manicomio di S.Osvaldo e sono solo alcune delle migliaia e migliaia di storie lì custodite.

Sono storie vere, pur se i soggetti sono resi irriconoscibili per ovvi motivi, parole murate dentro fascicoli o cartelle cliniche destinate a rimanere nascoste e dimenticate. Sono racconti di dolore e di debolezze, fragilità, marginalità, assenza di potere contrattuale rispetto ai complessi conflitti delle relazioni sociali e famigliari e a quelli drammatici delle istituzioni totali; da tutto questo loro escono comunque perdenti.

“Povere donne” che la famiglia aveva estromesso delegando la loro gestione/guarigione al manicomio perchè erano divenute “pericolose a sé o agli altri e di pubblico scandalo”, come recitava la Legge del 1904. L’estrema facilità delle procedure per l’internamento “a vita” offriva l’occasione di non rari usi impropri e di abusi che nulla avevano a che fare con la psichiatria.

Il Manicomio era un luogo per seppellire vivi coloro che erano in qualche modo scomodi per la famiglia perché disabili fisici (ciechi, muti, audiolesi, ecc. ) e non si intendevano accudire, parenti da escludere da lasciti ereditari, figli degeneri, mogli da ripudiare; ma anche problematici per il potere politico: avversari politici da zittire: sovversivi, anarchici o pacifisti.

La legge 36 del 1904, detta Legge Giolitti, fu la prima a disciplinare l’assistenza psichiatrica in Italia o meglio a parlare di alienati mentali e manicomi e rimase in vigore per 74 anni finché, nel 1978, fu approvata la legge 180, impropriamente detta legge Basaglia.